Un tuffo in fondo ai tuoi occhi
Se mi tuffo lo so che mi sentirò meglio. Non è una speranza, è una certezza.
Tutte le mie paure si annullano se penso all’acqua. Se mi immergo io rinasco, sono una sirena che torna nell’utero materno.
L’estate in cui la mia adolescenza ebbe termine, in cui le mie dita non assicurarono più il peso del mio corpo aggrappato alle rocce della scogliera “Degli innamorati”, fu l’acqua del mare ad accogliermi, mentre schiumava rabbiosa fra le rocce appuntite.
Trattennero tutti il respiro pensando fossi morta. Attesero che le onde in superficie si tingessero di rosso o che apparissi riversa, galleggiando esanime.
E invece no, là in fondo fui accolta dall’euforia dei pesci, i crostacei danzarono per me in segno di festa e l’intero fondale marino con le sue creature si rallegrò del mio scomposto tuffo di schiena.
Sotto il pelo dell’acqua non contano le acrobazie fini a se stesse. Solo se servono a sopravvivere.
È la prima legge sottomarina: “Tutto vale se serve per sopravvivere”. E il mio tuffo sgraziato ottenne il miglior voto. Mentre in superficie la disperazione aveva soffocato la spensieratezza estiva, sott’acqua si celebrava la vita.
Scomparvi agli occhi di tutti per alcuni minuti, tanto che in due o tre si immersero immediatamente senza però trovare né me, né alcun segno della mia morte.
Io giuro che rimasi là sotto per mesi, forse anni. Imparai a respirare senza dover tornare in superficie, visitai mondi inimmaginabili e conobbi esseri marini dalle fattezze sconosciute.
Mi insegnarono la loro forma di comunicazione e il modo per nuotare più veloce per sfuggire ai predatori.
Infine fui corteggiata da un delfino splendente con gli occhi di uomo che mi mostrò intere città sommerse e relitti di navi pirata cariche di monete d’oro e pietre preziose.
Diceva che fosse stata la maledizione di un re malvagio e geloso a trasformarlo in delfino, che fosse stato l’amore pericoloso per una donna meravigliosa a farlo annegare nel mare trasformandolo in guardiano del mondo sottomarino.
Solo il bacio di una donna caduta in acqua dalla scogliera – mi diceva – lo avrebbe liberato dalla maledizione e così si sarebbe potuto ricongiungere col suo amore.
Voleva un mio bacio e in cambio mi avrebbe lasciato tutto l’oro che giace in fondo al mare.
Nel dirlo era soave e ammaliatore e io rimasi così affascinata dalla sua storia e così lusingata dalle sue offerte di ricchezza che, come stregata a mia volta, un giorno avvicinai le mie labbra alle sue.
Furono i suoi occhi di uomo a tradirlo. Mi ricordai immediatamente della prima legge sottomarina: tutto vale se serve per sopravvivere e capii in un lampo che se lo avessi baciato avrei smesso per sempre di nuotare.
Così lo spinsi lontano e ridendo di lui tornai in superficie a respirare. I miei amici mi portarono a riva e ancora oggi tutti quelli che erano lì ed hanno assistito al mio tuffo scoordinato tra gli scogli appuntiti si domandano dove sia stata in quei due minuti in cui il mare sembrava avermi rapita.
Da quella volta il mare è il mio amante tentatore, non posso più fare a meno del suo abbraccio. Quando mi immergo torno ad essere sirena, danzo insieme ai crostacei e rido della frenesia dei pesci.
Ma più che altro spero di incontrare nuovamente il delfino splendente con gli occhi di uomo.
Eppure nel profondo del mio cuore so che non lo rivedrò mai più perché il desiderio di tornare a galla a respirare è molto più forte di qualsiasi altra tentazione.
L’amore per la vita vale molto di più di tutti i tesori che stanno in fondo al mare.
Milena Martin per Redazione VediamociChiara
© riproduzione riservata
Foto da Pixabay
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