25 novembre: Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne

25 novembre: Siamo contro la Violenza sulle Donne

Last Updated: 24 Novembre 2021By

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Cosa possiamo fare? Ne parliamo con l’Avv Maria Luisa Missiaggia

Abbiamo intervistato l’avvocato Maria Luisa Missiaggia per capire meglio il fenomeno della violenza sulle donne e per dare il via ad una partnership, tra VediamociChiara e la ONLUS Studio Donne, di cui la Missiaggia è fondatrice e coordinatrice.

Barbarulo: Buongiorno da Maria Luisa Barbarulo, nello spazio Social di VediamociChiara. Oggi ho il piacere di avere con noi l’avvocato Maria Luisa Missiaggia.

Buongiorno Maria Luisa!

Missiaggia: Buongiorno a tutti!

Barbarulo: E buongiorno a tutti coloro che ci seguono. Allora ho invitato qui Maria Luisa, non solo perché si chiama come me, ed è un nome bellissimo! Partiamo da questo presupposto ;-) ma anche perché l’avvocato Missiaggia, che è la fondatrice e coordinatrice della ONLUS Studio Donne, abbiamo pensato di realizzare una partnership dedicata alla donne vittime di violenza. Noi vorremmo cercare di prevenire questo fenomeno: vorremmo creare un progetto che ci aiuti a sensibilizzare tutte le donne nei confronti di quelli che sono in qualche modo identificabili come dei comportamenti a rischio da parte dei loro partner, e vorremo anche educare gli uomini che sono potenzialmente a rischio, in modo tale da evitare di arrivare a comportamenti così estremi come quelli degli ultimi fatti di cronaca. Quindi Maria Luisa, a prescindere da questa mia presentazione di questo progetto che realizzeremo insieme e per il quale poi faremo una vera e propria chiamata alle armi, se così si può dire con le nostre utenti, volevo focalizzare con te l’attenzione su alcuni punti che mi sembrano importanti, perché purtroppo periodicamente ogni anno abbiamo a che fare con una cronaca di omicidi e stragi della famiglia, e anche se si cerca di fare ogni cosa per evitare questo stato di cose, purtroppo continuano a ripetersi... Quindi come avvocato ti chiedo, quale è la tua esperienza a riguardo? 

Missiaggia: La mia esperienza purtroppo è drammatica. Perché nonostante dal 2013 ad oggi ci siano stati degli inasprimenti delle pene, quindi una stretta della legislazione nei confronti degli omicidi e anche degli abusi e dei maltrattamenti nella famiglia, non abbiamo avuto un riscontro positivo di riduzione di questo fenomeno. Perché in questi fenomeni, in questa tipologia di reati, inasprire le pene senza creare un percorso alternativo di cura o prevenzione è del tutto insufficiente.

Io potrei fare tantissimi esempi, di casi concreti, dove addirittura dopo 13 anni di pena scontata e di buona condotta, con addirittura l’uscita dal carcere nelle ore diurne, il soggetto X, si è rimesso con un’altra persona, senza dire che era stato in galera e che aveva avuto questo tipo di problematica e di aver ucciso la compagna precedente, quando è stato scoperto ha tentato nuovamente di uccidere l’altra compagna. Questo nonostante la persona in carcere si sia dimostrata sotto altri punti di vista, come una persona mite, normale, una persona che aveva una sorta di sensibilità anche a quello che aveva fatto. Quindi ci troviamo di fronte ad una psicologia particolare di uomo, che ha un problema con la figura femminile. Magari non ce l’ha nei confronti di tutto il resto, ma nei confronti della figura femminile sì.

Oggi, uno degli ultimi casi, non voglio fare nomi e cognomi, un personaggio noto nel mondo sportivo, che è stato rinviato a giudizio per stalking nei confronti della propria compagna per maltrattamenti, ha rilasciato una intervista dicendo che lui non aveva fato niente. E che viene ingiustamente accusato. Quindi ci troviamo di fronte a soggetti che hanno delle problematiche… Problematiche psicologiche, di autocontrollo e problematiche nei confronti della figura femminile.

Soggetti trasversali. Non c’è un aggancio ad un aspetto della società, al denaro, o ad una cultura o non cultura. No! Il violento può appartenere a qualunque estrazione sociale, può avere denaro o non averlo, può esser ricco, povero, colto o no… Non c’eterna nulla! Ed è questo che va comunicato alle donne, anche per comprendere che la persona che si presenta nel modo più affascinante del mondo, la persona più straordinaria, non necessariamente non è una persona violenta. Quindi ci sono dei segnali che vanno riconosciuti, identificati, corretti… Comunque da cui ci si deve allontanare in via preventiva, senza aspettate il momento drammatico, senza pensare di poter cambiare la persona che abbiamo di fronte. Perché magari è stato solo un momento… perché in quel momento era nervoso… etc.

Poi vedremo nel dettaglio quali sono tutti gli elementi che possono essere segnali spia della violenza successiva.

Barbarulo: Grazie Maria Luisa. Hai detto cose importanti. Penso che noi donne abbiamo talvolta difficoltà nel comprendere quanto siano potenzialmente pericolosi certi comportamenti e certi atteggiamenti. Averne consapevolezza ci consente di accendere in qualche modo delle spie luminose, dei campanelli di allarme, che ci possono aiutare a prevenire situazioni di pericolo come queste.

Quindi quello che ti chiedo è: cosa posiamo fare insieme per aiutare chi si trova in situazioni di questo tipo, per aiutare a venirne fuori, o addirittura a non entrarci per niente!

Missiaggia: Intanto VediamociChiara perché? Perché quando ho visto la vostra piattaforma, quando ti ho conosciuto, la prima cosa che ho pensato è: è giusto che per il benessere di una donna ci sia un punto anche di confluenza tra il benessere medico e quello psicologico di prevenzione nell’ambito familiare… Io come avvocato matrimonialista mi curo della famiglia nelle sue patologie, e sempre di più con l’esperienza mi sono resa conto che soltanto prevenendo, e quindi insegnando alle donne a evitare di farsi del male sotto vari punti di vista, è la prima modalità per volersi bene e anche per evitare malattie fisiche! Quindi questo aggancio tra noi è il trait d’union del benessere: l’impegno a stare bene, a volersi bene e a prendersi cura di se.

Come possiamo farlo? Io con la mia ONLUS cerco di diffondere il messaggio che curare l’uomo violento è possibile attraverso un percorso di recupero dei 12 passi. Percorso noto e stranoto al mondo anglosassone, perché dal 1967 loro si curano le loro dipendenze con questo percorso con dei feedback straordinari. In Italia è un percorso difficile da diffondere perché è un percorso spirituale, di ricostruzione della personalità, che va a toccare vari punti e che comunque lavora sull’individuo. L’obiettivo è creare un progetto, costruirlo insieme con dei Centri che possano prendersi cura di questi uomini, i quali accolti nel senso più ampio, nel senso di dargli la possibilità di recuperarsi: possono accedere, curarsi e riconoscere loro per primi la violenza che stanno procurando. Perché se noi agiamo solo sulle vittime senza occuparci di coloro che compiono la violenza siamo sempre un passo indietro. Perché comunque la legge, i mezzi di coercizione, i braccialetti elettronici, i divieti di avvicinamento, abbiamo visto e lo vediamo tutti i giorni, non sono sufficienti. Sassuolo ce lo insegna, per dire un caso ultimo, la donna che sa di non essere protetta dallo Stato, non perché lo Stato non ce la metta tutta, ma perché l’imprevedibilità dell’azione del carnefice è talmente alta che non ci possiamo occupare di tutti. Possiamo agire nel dare delle possibilità a queste persone, come fanno nei paesi anglosassoni o americani, dove la procura deferisce il soggetto violento ai Centri di ascolto per fornirgli l’opportunità di non fare il carcere. Quindi un percorso alternativo alla pena. Come per i tossicodipendenti: vai in Comunità a curarti se non vuoi fare la galera.

E così dovrebbe essere. Perché in questo caso c’è molta contestazione: la violenza è una malattia. Ma non nel senso che si depenalizza chi la compie. Perché il malato è colui che non è punibile!

È una malattia nel senso che è un disturbo della personalità che va curato. E non possiamo far finta di niente. Lo è! Perché una persona che comunque si rivolge con violenza ad un’altra, la uccide, uccide anche i suoi figli. Oppure la uccide per potersi liberare di un peso, di un problema, non è una persona che sta bene. Non è una persona che può considerarsi all’interno della società dove il carcere può essere la soluzione. A meno che nel carcere non abbiamo dei percorsi alternativi di cura. E allora sì va bene. In ogni caso l’obiettivo è occuparsene. Ce ne sono già di Centri di ascolto per uomini maltrattanti. I famosi CAM. E ne stanno nascendo altri.

È un fenomeno che si sta diffondendo, quello dei 12 passi è sicuramente la novità. Io ci credo molto. È un percorso bellissimo! Avremo la possibilità di diffonderlo all’interno della piattaforma, così che le persone possano conoscerli e poi possano anche contattarci, chiamarci e approfondire la tematica.

Barbarulo: Grazie Maria Luisa. Mi avevi detto anche un’altra cosa importante, che dobbiamo imparare a non sottovalutare certi comportamenti e certi atteggiamenti.

Missiaggia: Non sottovalutare quello che succede quotidianamente. Uno schiaffo, uno strattonamento, un insulto, una denigrazione, l’isolamento dalla famiglia di origine, dalle amicizie…. Sono tutti segnali che non vanno sottovalutati e non vanno interpretati. È necessario avere una sorta di fede: affidarsi a professionisti capaci, che possano identificare il pericolo prima che la persona all’interno della relazione lo possa vedere.

Barbarulo: Grazie Maria Luisa. Grazie a tutte voi che siete state qui con noi. Questo è il primo di una serie di incontri dedicato a questo tema, una serie di incontri con i quali ci siamo dati come obiettivo quello di sensibilizzare tutte noi a riconoscere l’uomo violento ma anche a proporre una cura per l’uomo violento affinché questo tipo di comportamento non si ripeta più.

Detto questo non ci resta che aspettarvi nuovamente online alla prossima occasione e vi anticipiamo che nel mese di febbraio vorremo realizzare un evento online, per coinvolgervi anche direttamente, ed accogliere tutti i vostri contributi, suggerimenti, tutto quello che vi sembra importante da aggiungere all’attività che stiamo facendo.

Ciao a tutte!

Missiaggia: Grazie, ciao!

Redazione VediamociChiara
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Ultimo aggiornamento: 24 novembre 2021

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