Nomofobia

Last Updated: 22 Febbraio 2020By

Nomofobia – Soffri anche tu da dipendenza dal cellulare?Soffri anche tu da dipendenza dal cellulare? Ecco di cosa si tratta e come arginarla!

Temi che il cellulare non arriverà alla fine della riunione? Sei spaventata all’idea che durante il fine settimana, il casale il montagna non verrà raggiunto dal segnale del tuo operatore telefonico? Controlli sempre se sono arrivati nuovi messaggi?

Si tratta di timori e atteggiamenti che abbiamo in molti, non pensare quindi di essere la sola ad averli provati. Al contrario, sei in ottima compagnia, considerato che circa 1 milione di italiani accusa gli stessi tuoi “sintomi“. La cosa da prendere in considerazione è se fai parti o meno di coloro che soffrono della nuova malattia del Terzo Millennio, la nomofobia.

Un nome strano per una malattia che, direttamente o meno, conosciamo tutti almeno un po’…

Nomofobia – La giusta definizione e chi ne soffre di più

Il profilo delle persone che ne soffrono di più (ricerca svolta dall’università di Granada) è quello di ragazzi molto giovani: tra i 18 e i 25 anni.

La nomofobia, pur somigliando all’ansia, è una patologia diversa. Si preferisce definirla dipendenza patologica e in Italia c’è chi propone di inserirla nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

 Eccone una definizione completa: La Nomofobia fa parte di una serie di dipendenze che si riferiscono a una vasta gamma di comportamenti disfunzionali e anomali quali il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da TV, da internet, lo shopping compulsivo, le dipendenze dalle relazioni affettive, le dipendenze dal lavoro e alcune devianze del comportamento.

Per questo si può parlare di Nomofobia quando una persona prova una paura sproporzionata di rimanere fuori dal contatto di rete mobile, al punto da sperimentare effetti fisici collaterali simili all’attacco di panico come mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico, nausea.

Come faccio a capire se ne soffro?

A questo punto la domanda sorge spontanea: ne soffro anche io?

Ecco qualche indizio più preciso per cogliere i campanelli d’allarme tipici di questa sindrome: trascorrere molto tempo al cellulare; avere più di un dispositivo mobile; portare sempre un caricabatterie con sé per evitare di rimanere con il cellulare scarico; guardare con una cerca smania lo schermo del telefono per verificare l’arrivo di messaggi o chiamate. Forse quest’ultimo è il più inquietante tra i sintomi, soprattutto se costante e quotidiano, e non piuttosto legato a occasioni particolari.

È possibile guarire dalla nomofobia?

Io ho un piccolo test per capire se sono o meno dipendente da qualcosa. In questo mi ha aiutata una mia vecchia dipendenza, quella del fumo. Ecco il test: riesco a stare 24 ore senza?

Certo oggi come oggi proporre un simile test, magari durante la settimana, sarebbe impensabile, soprattutto se il cellulare è anche lo strumento di lavoro (e diete dei liberi professionisti); ma nel fine settimana potreste fare questa prova, ad esempio la domenica.

Il test non serve tanto per capire se essere scollegati sia o meno possibile, ma piuttosto serve per capire quante volte, durante la giornata, ci pensate, oppure quante volte ne sentite il bisogno.

Provare non costa nulla, vi aiuterà a capire meglio la natura della relazione con lo strumento, e se siete capaci di dire “No, preferisco stare ancora un po’ senza”.

Io spesso il cellulare lo stacco. Nel fine settimana. E lo metto in modalità “aereo”. E confesso che la cosa mi fa sentire come se mi fossi disintossicata davvero, anche se non so bene da cosa ;)

Per fortuna che il cellulare c’è!

Oggi come oggi parlare solo male del cellulare non ha molto senso. L’aspetto che dobbiamo per forza considerare è che il cellulare non ha solo una valenza pratica (per non parlare di quella professionale!), per esempio quella che tocchiamo con mano ogni volta che lo usiamo per degli acquisti online. Ma trattandosi di uno strumento che ci mette in relazione con gli altri, ha anche delle valenze affettive. Ad esempio, ci aiuta a coltivare e curare i nostri rapporti amicali, nonostante la distanza fisica dalle persone a cui vogliamo bene. O nonostante la vita frenetica che facciamo un po’ tutti.

Per non parlare del fatto che ci aiuta a gestire la solitudine evitando anche l’isolamento, arrivando a svolgere anche una funzione di antidepressivo multimediale.

 

Redazione VediamociChiara
©️ riproduzione riservata

 


Take Home Message
Nomofobia – Che rapporto hai con il tuo cellulare? Lo controlli sempre? Il tuo più grande timore è di rimane senza batteria? O peggio senza campo? C’è chi ha raggruppato questi sintomi in una patologia, quella tipica di questo Terzo Millennio: nomofobia. I più colpiti i giovanissimi. Ma oltre a questo non scordiamo i tanti aspetti positivi di questo strumento di comunicazione, ma anche di relazione con anche funzioni antidepressive.

Tempo di lettura: 1′ e 10”

Ultimo aggiornamento: 22 maggio 2020

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