Smartworking: Necessità o Scelta?

Come possiamo Considerare lo Smartworking: Necessità o Scelta?

Last Updated: 25 Marzo 2022By

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Lo smartworking è una necessità o una scelta alla luce di tutto quello che ci è successo negli ultimi due anni?

L’intervista alla nostra coach dott.ssa Alessandra Bitelli

Maria Luisa Barbarulo: Oggi a due anni dall’inizio del covid e dallo stravolgimento delle nostre vite volevo chiederti una cosa che secondo me è molto importante e che può interessare molto le nostre utenti: lo smartworking è una necessità o una scelta alla luce di tutto quello che ci è successo negli ultimi due anni? Qual è la tua opinione o la tua esperienza?

Alessandra Bitelli: è vero negli ultimi due anni, oltre alle mascherine, ci siamo dovuti adattare a questa modalità di lavoro che per alcuni era già consolidata, io stessa lavoravo in smartworking già da tempo. Una cosa che ho scoperto lavorando assiduamente in smartworking è che, nella pausa caffè, il caffè è molto più buono rispetto alle macchinette in ufficio ☺.
Devo dire che ho fatto delle scoperte interessanti proprio attraverso le esperienze anche di altri. Diciamo che, anche in tempi non sospetti, quando si lavorava in smartworking non era una necessità ma era sicuramente una scelta. Per me non è stato causa di molti squilibri ma quello che ho visto è che per molti invece lo è stato.
Questo periodo forzato, da cui sembra che grazie a dio stiamo uscendo, si è rivelato portatore di realtà inaspettate, anche perché in molti casi siamo stati incapaci di gestire questi cambiamenti in maniera efficace.
La prima di queste scoperte è che si è generata una grande confusione tra smartworking e working-smart, ovvero, lavorare da casa dovrebbe significare, in teoria, ottimizzare le risorse, dovrebbe essere sinonimo di sostenibilità, di saggezza, di dinamicità. Ha senso lavorare da casa quando so che posso risparmiare energie, tempo e risorse. Per esempio, posso recuperare il tempo risparmiandolo negli spostamenti e lo devo impiegare in maniera più efficace e produttiva in tutte quelle attività che però sono in qualche modo ricreative e che sono diverse dal lavoro. Invece che cosa è successo? Quello che è successo è che il tempo recuperato, in qualche modo, si è andato perso perché “tanto sono a casa”. Questo è quello che mi sento dire più spesso dai miei clienti “vabbè tanto sono a casa posso fare anche altro”. Ogni minuto guadagnato si è colmato rapidamente come se fosse stata una bottiglia immersa nell’acqua che si riempie.
Ho fatto anche un’altra grande scoperta, ovvero, che siamo diventati inaspettatamente disponibili. Il tempo di chi lavora in smartworking è come se fosse percepito come un tempo meno prezioso rispetto a quello di chi va in ufficio, ovvero, è un tempo che può essere interrotto, che però è una richiesta esterna che in qualche modo viene anche accolta e rispettata.
Il terzo punto è che il tempo di viaggio, in treno o in auto, si è scoperto essere un momento di decompressione cioè un momento di rottura tra l’attività lavorativa e l’attività di vita privata, cioè tutto quello che noi facciamo per noi stessi indipendentemente dalla vita professionale.

Maria Luisa Barbarulo: Posso aggiungere anche un’altra cosa a questo riguardo perché personalmente mi è mancato viaggiare, mi è mancato andare dai clienti, mi è mancato fare tutta una serie di attività e mi sono resa conto che quel tempo che certe volte “maledivo” perché magari ero nel traffico, però era un tempo che mi aiutava a metabolizzare l’incontro appena finito, quindi, questo è un altro aspetto che io al momento sento carente nell’attività di smart worker.

Alessandra Bitelli: Esatto, il punto era proprio questo, cioè non abbiamo più il beneficio di quei momenti di silenzio in cui decomprimiamo e possiamo spostare il pensiero, oppure, come dicevi tu, possiamo metabolizzare quello che è accaduto durante la giornata.
Quindi in questi due anni in cui lo smartworking è diventato una necessità, se trasformata in una scelta consapevole, se qualcuno decide di rimanere in smartworking, solo per chi è stato capace di superare questi aspetti, ovvero per chi è stato capace di difendere il suo spazio e il proprio tempo, per chi chiude il computer ed esce dalla porta della stanza dove sta lavorando come se uscisse dalla porta dell’ufficio, spegne il telefono e non si rende disponibile. Non faccio confluire il lavoro nella vita privata e la vita privata nel lavoro, questo è stato il problema, ovvero, che non c’è separazione tra questi due aspetti.

Maria Luisa Barbarulo:: Quale consiglio possiamo dare ai nostri utenti e a coloro che ci seguono che si trovano in una condizione come questa?

Alessandra Bitelli: innanzitutto chiedendo a sé stessi con determinazione e consapevolezza di rispettare questa separazione. Se non la rispettiamo noi per primi non possiamo pretendere che gli altri la rispettino. Se si è sopraffatti del lavoro in casa è solo perché non abbiamo piantato bene paletti saldi per delimitare il confine e frenare la continua richiesta che viene dall’esterno, che non ci sarebbe se non ci fosse la nostra disponibilità. Sopravvive solo chi tiene fuori il lavoro dalla casa e la casa fuori dal lavoro.

Maria Luisa Barbarulo: certo, questo è un consiglio splendido. E chi da solo non ce la fa? Cosa possiamo consigliare a coloro che nonostante i vari tentativi non riescono comunque a separare questi spazi?

Alessandra Bitelli: innanzitutto prendendone consapevolezza, ma se ci si sente stritolati e affogati sicuramente è un segnale importante, e chiedendo aiuto dall’esterno. Si può chiedere aiuto. Si può chiedere aiuto ad un professionista che può essere un coach o uno psicoterapeuta, un professionista di supporto per superare questi momenti e imparare ad agire diversamente e a far rispettare questa separazione.

Maria Luisa Barbarulo: quindi anche essere accompagnati nel percorso di cambiamento, perché questa credo che sia una delle cose più importanti di cui abbiamo bisogno quando decidiamo di cambiare qualcosa della nostra vita no?

Alessandra Bitelli: Questo vale sempre in qualsiasi momento decidiamo di cambiare, “alzo la mano e chiedo aiuto”, mi sembra la cosa più sensata e giusta da fare.

Maria Luisa Barbarulo: Benissimo. Alessandra noi ti ringraziamo per questi preziosi consigli e anche per gli spunti che condividiamo sempre quando facciamo queste nostre chiacchierate. Ci vediamo alla prossima occasione. Ciao a tutti alla prossima

Alessandra Bitelli: Grazie ciao a tutti.

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Lo smartworking è una necessità o una scelta alla luce di tutto quello che ci è successo negli ultimi due anni?

Tempo di lettura: 4’

Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2022

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