L’isola della Medicina: l’Isola Tiberina
Nei miei precedenti articoli ho accennato all’esistenza di templi e di culti consacrati agli dei protettori della salute e dell’importanza ad essi riconosciuta dalle comunità, come una delle alternative terapeutiche alla medicina razionale. Una caratteristica costante di questi santuari era di essere costruiti in luoghi ameni, che garantissero aria salubre e disponibilità di acqua pura, affinché i trattamenti curativi, basati su tali elementi, da pozioni di erbe e accompagnati da rituali misterici presieduti da sacerdoti, producessero i loro effetti benefici, favorendo il miglioramento delle condizioni psicofisiche dei malati e riuscendo talvolta anche a portarli alla guarigione. Questi successi “miracolosi”, ovviamente, venivano attribuiti al potere taumaturgico del dio e ne accrescevano il prestigio e l’autorità del culto.
I santuari erano disseminati un po’ dappertutto nei Paesi del Mediterraneo: in particolare in Grecia, a Roma e nelle sue province. La presenza nei depositi dei templi (favisse) di numerosi ex voto, in genere oggetti di terracotta rappresentanti le parti anatomiche risanate, permettono agli archeologi di identificare con sicurezza la loro dedicazione. Gli dei più invocati erano Apollo, Era (Giunone) ed Esculapio (nome latino del dio greco Asclepio), dio della medicina.
Anche a Roma, nell’Isola Tiberina, fu dedicato un tempio ad Esculapio.
L’origine di quest’isola fluviale si è persa nella memoria, ma la leggenda vuole attribuirle una data e una causa storica, fissandola nel 510 a.C., quando nacque il regime repubblicano: essa si sarebbe formata durante la rivolta che portò alla cacciata della dinastia dei Tarquini, per l’immenso cumulo di grano, proveniente dalle proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettato nel fiume dai Romani infuriati.
Leggenda a parte, si tratta dell’unica isola del fiume. Di origine geologica simile a quella del vicino colle del Campidoglio, si trova in un punto appartato, ma centrale, del percorso del Tevere all’interno della città, alla quale è collegata dai due ponti Cestio e Fabricio.
La tradizione storica, riportata da Livio, Valerio Massimo, Strabone, Plutarco e Ovidio narra che
a causa di una violenta e persistente pestilenza divampata a Roma tra il 292 e 291 a.C. e dietro suggerimento dei Libri Sibillini, fu mandata dal Senato ad Epidauro (in Grecia), un’ambasceria di dieci saggi guidati da Q.Ogulnio per ottenere un responso del dio della medicina. Infatti, Epidauro sin dal VI secolo a.C. era sede di un famoso santuario dedicato ad Asclepio.
Un serpente, simbolo e personificazione del dio, uscito da quel sacrario, andò a nascondersi nella nave romana. Appena questa giunse in prossimità dell’Isola Tiberina, ne scese e scomparve tra i suoi cespugli.
Tale evento fu considerato un segno inequivocabile del volere del dio e, perciò, fu deciso di costruire in quel luogo un tempio e consacrarlo ad Esculapio. Poco dopo, anche l’epidemia finì.
Per ricordare questo avvenimento, nel I secolo a.C., all’isola fu conferito l’aspetto di una nave, di cui oggi sono visibili solo la prua di travertino, alcune decorazioni raffiguranti Esculapio e una testa di toro, che probabilmente serviva per gli ormeggi. Il tempio era edificato nella sua parte meridionale, verso la prua, dove sgorgava una sorgente di acqua salutare. Il santuario ricalcava gli schemi degli Asklepieia greci, sia nella sua struttura architettonica che nel rituale delle cerimonie terapeutico-religiose che vi si svolgevano. Lo circondava un vasto portico che serviva al ricovero dei malati e dei pellegrini.
I malati venivano portati in un locale al cospetto della statua del dio e qui veniva espletato il trattamento misterioso dell’incubatio. Essi venivano fatti addormentare, probabilmente con l’aiuto di droghe o di ipnosi, e durante il sonno ricevevano la visita del dio, il quale indicava a ciascuno la terapia da seguire, o prestava cure egli stesso alle parti del corpo malate.
E’ probabile fossero gli stessi sacerdoti ad operare, fingendosi il dio e sfruttando la mente sovreccitata dalle droghe e dallo stato psicologico ansioso dei malati. E’ certo che le guarigioni avvenivano davvero. Infatti, molte malattie dovevano avere origine psicosomatica e l’alto potere
di rituali tanto suggestivi ed emozionanti non poteva non produrre effetti profondamente intensi su menti ingenue, piene di fede e di speranza, provocando, in alcuni casi un effetto “placebo”.
Insomma, si può ravvisare nel rituale dell’incubatio una specie di psicoterapia individuale o di gruppo ante litteram di grande efficacia.
Verso la fine del secolo scorso, furono effettuati nel Tevere lavori di sistemazione delle sponde dell’isola e durante l’opera di drenaggio e di pulizia del fiume, furono ritrovati ex voto e sanationes. Queste consistono in epigrafi le quali documentano le guarigioni e i sistemi terapeutici usati dai sacerdoti, costituendo interessanti archivi, che mostrano anche il grado di conoscenza dell’arte sanitaria da essi esercitata.
Il culto di Esculapio, però, presso i romani non raggiunse mai lo stesso prestigio di quello ottenuto dai santuari greci a causa della concorrenza sia della medicina empirica e domestica di antica tradizione, sia del prestigio della medicina razionale e scientifica sempre più autorevole presso le classi più elevate della società.
In epoca imperiale, era invalsa la crudele abitudine di scaricare e abbandonare nell’Isola Tiberina gli schiavi troppo malati o vecchi per essere ancora utilizzati o venduti dai loro padroni. Il riprovevole fenomeno era divenuto così frequente che l’Imperatore Claudio stabilì di concedere la libertà a quelli che fossero guariti, per non permettere a coloro che li avevano abbandonati pretese di riappropriazione; inoltre, di incriminare di omicidio quelli che, invece di curarli, avessero preferito ucciderli.
Nell’Isola Tiberina il culto di Esculapio si estinse lentamente per la concorrenza con altre divinità pagane e successivamente per l’azione del Cristianesimo, che provocò anche la distruzione del tempio.
In molte altre località la valenza salutare del culto di Esculapio fu soppiantata da quella di alcuni santi (ad es. Cosma e Damiano), realizzando così anche il valore salvifico predicato dalla dottrina cristiana.
Tuttavia, l’Isola Tiberina non perse mai la sua destinazione di luogo di cura.
Favorita dalla sua ubicazione al centro della città, ma isolata rispetto al traffico, ne ha mantenuto intatta la vocazione dal medio evo fino ad oggi.
Nel XVI secolo, la confraternita dei Fatebenefratelli, fondata da S. Giovanni di Dio, vi edificò l’ospedale tuttora operante, che porta il suo nome.
L’isola, inoltre, ospita anche una sede dell’Ospedale Israelitico, la quale è situata accanto alla chiesa di S.Bartolomeo. Questa fu costruita sulle rovine stesse del tempio di Esculapio: al suo interno viene custodito un pozzo da cui si sente ancora scorrere l’acqua della vecchia sorgente.
L’Isola Tiberina è un luogo pieno di incanto e prima di chiudere questo articolo, mi permetto sommessamente di suggerire, a chi può averne l’occasione, di andare a visitarla, possibilmente, approfittando di qualche notte stellata di primavera quando i rumori nella città addormentata sono attenuati, e a passeggiarvi dentro, assaporandone l’atmosfera.
Poi, potrà affacciarsi dalla spalletta del vecchio ponte Fabricio e, guardando le gorgoglianti acque del fiume che, nella loro perenne corsa verso il mare ne lambiscono impetuosamente le sponde, potrà immaginarvi l’irruento, a volte tumultuoso abbraccio dell’antico dio Tiberino e percepire, nel silenzio, il lento, imperturbabile respiro del Tempo, mentre tesse senza sosta la sua tela.
Dott.ssa Silvana Vitali per Redazione VediamociChiara
©️ riproduzione riservata
…
Tempo di lettura: 3’
Ultimo aggiornamento: 18 gennaio 2020
Voto medio utenti[yasr_overall_rating]
editor's pick
latest video
news via inbox
Nulla turp dis cursus. Integer liberos euismod pretium faucibua